I FUNGHI: IL CIBO DEGLI DEI

Il fungo coltivato: pregi dietetici e gastronomici

GENERALITA'

Rappresentano un vasto gruppo di organismi vegetali (sono descritte circa 100.000 specie, suddivise in circa 3.000 generi), privi di clorofilla.
Pur appartenendo al regno vegetale, non hanno foglie, fusti, fiori, radici; pertanto si riproducono per mezzo delle spore, corpiccioli microscopici corrispondenti ai semi delle piante superiori, dalla cui germinazione si forma il micelio, un intreccio di minutissimi filamenti, detti ife, seminascosti nel terreno o sotto lo strato fogliare.
E' il micelio il vero fungo, mentre quello che comunemente viene indicato con questo nome altro non è che il carpoforo, ossia il frutto.
Hanno una grande importanza ecologica perché, assieme ai batteri intervengono nella demolizione di residui organici, permettendone così il riciclaggio.
Molte specie di funghi sono impiegate nell'industria casearia (formaggi fermentati) in quella farmaceutica (produzione di antibiotici, di vitamine) in quella chimica (produzione di acido citrico, gallico, enzimi) ed in quella enologica, dato che i Saccaromiceti sono i responsabili della fermentazione alcolica.
Esistono però anche molte specie parassite che danneggiano altre specie vegetali o animali (micosi) e spesso producono anche deterioramenti ai manufatti.
Quando si parla di funghi però il pensiero va spontaneamente ai meravigliosi protagonisti della nostra gastronomia autunnale e, coll'avvento dei funghi coltivati, ora anche non più legati a questa stagione.

UN PO' DI STORIA

Nell'antichità i funghi furono sempre apprezzati: in Cina erano chiamati "Cibo degli Dei", ed avevano un posto d'onore sulle mense degli antichi Egizi e dei Babilonesi.
Più tardi, nella Grecia classica, ne parla il medico Dioscoride, mentre Teofrasto, allievo e successore di Aristotele nella guida del Liceo, ne tesse un entusiastico elogio.
Di qui la fama del fungo arriverà a Roma, dove verrà subito altamente apprezzato dai buongustai, ed esaltato dai letterati come Giovenale (funghi e beccafichi era il suo piatto preferito), Plutarco e infine Orazio, che considerava i prataioli (quelli stessi che adesso vengono coltivati) superiori a qualsiasi altro cibo. Ne parla anche il più grande naturalista dell'epoca, Plinio il Vecchio, nella sua opera "Naturalis Historia", mentre il più famoso chef del mondo classico, Marco Gavio Apicio ne codificò una lunga serie di ricette nel "De re coquinaria".
Nel Medio Evo la loro fama presso la nobiltà, amante della carne ed in particolare della cacciagione, si offuscò leggermente, anche se presso la Corte di Federico Il a Foggìa facevano spesso bella figura nei suoi banchetti.
Anzi le fonti ci informano che Federico aveva idee precise sulla conservazione dei funghi che " ... dovevano essere sbiancati facendoli bollire in acqua quindi salati" per essere riposti in piccole botti dette cognetti.
D'altra parte, grazie all'opera di ricerca e di diffusione del sapere attuata dai conventi, proprio in questo periodo i funghi entrano anche nella cucina popolare.
Il fungo dunque fu apprezzato e studiato anche nel Medioevo e Rinascimento, ed anzi fu considerato talmente prelibato ed afrodisiaco da essere messo all'indice dal Sant'Uffizio perché distoglieva i Pellegrini dall'idea della penitenza che doveva essere collegata al Pellegrinaggio del Giubileo sulla Via dei Rornei.
Venendo più vicino a noi, vediamo che il consumo di questi preziosi alimenti è sempre stato frenato da un lato dalla paura della loro velenosità (solo verso la fine del '700 si ècapito che essa non deriva dall'assorbimento da parte del fungo di veleni presenti sul terreno o nella pianta con cui il fungo è in simbiosi, ma è proprio caratteristica di certi tipi di funghi), dall'altro dalla disponibilità non continua, a causa della forte dipendenza dagli eventi stagionali.
Per questo si è cercato a lungo di coltivare i funghi, con notevoli difficoltà, data la delicatezza del processo riproduttivo.
Da più di un secolo tuttavia, dapprima in Francia e poi anche da noi, soprattutto nella zona di Treviso, si è riusciti a risolvere tutti i problemi, creando così una fiorente attività industriale.
Le specie di funghi coltivate prevalentemente in Italia sono: il Prataiolo o Champignon [Psalliota Hortensis], 78% circa della produzione totale, il Plerotus Ostreatus, 20%, ed il 2% di altre qualità come l'Agaricus.
Quanto al consumo interno, esso ha registrato una certa evoluzione negli ultimi anni, rimanendo però a quote non molto elevate.
In effetti sembriamo spesso ignorare non solo le qualità intrinseche dei nostri funghi coltivati, ma anche le possibilità che essi offrono sul piano gastronomico.
Infatti, benché non molto costosi, questi funghi che si trovano tutto l'anno, sono un contorno piuttosto raffinato.
In questo periodo si è creato un certo allarmismo attorno ai funghi, che in effetti hanno la tendenza ad accumulare metalli pesanti tossici (cadmio e piombo) ed anche radioattività.
Questo pericolo è senz'altro reale per quanto riguarda i funghi spontanei, ma non certamente per ciò che si riferisce a quelli coltivati.
In merito alla radioattività, bisogna infatti ricordare che questi funghi vengono prodotti al coperto e quindi non hanno ricevuto contaminazioni da proiettili all'uranio, più o meno impoverito, e neppure quelle assai più pericolose dovute a Cernobyl.
Per quanto poi riguarda il terreno di cultura, esso - come ci spiega uno dei maggiori produttori di questo compost, il sig. Luca Francescutti di Nuova Agrifung di Trevignano (TV) - "è ottenuto da una miscela di paglia e concime di pollo, fermentato e successivamente pastorizzato. Perciò è assolutamente sicuro".
Stabilita quindi l'assoluta salubrità del prodotto, vediamo le caratteristiche dei funghi coltivati dal punto di vista dietetico ed alimentare.
Ma prima sarà necessario chiarire i principi fondamentali di una sana alimentazione.

Ricerca coordinata dal Dott. Gianluigi Pagano, rivista "Il Cuore Consapevole" sotto il patrocinio del Consorzio Interuniversitario per la Ricerca Cardiovascolare.

©2003. Azienda Agricola FUNGUS Cordignano (Treviso).